mercoledì 31 agosto 2016

Se potessi vivere di nuovo la mia vita...non è di Borges

Oggi mi è capitato di leggere questo brano, attribuito (naturalmente erroneamente) a Jorge Luis Borges:

Se potessi vivere di nuovo la mia vita
Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere
così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo mi sono preso qualche momento di allegria.
ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Che, se non lo sapete, di questo
è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo sino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in calesse,
guarderei più albe
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.




Seppur vero che Borges morì a 87 anni per un cancro al fegato, la paternità di questo brano mi ha subito insospettito, e infatti si è rivelato essere un falso
(Wikipedia non è il Vangelo, ma troverete in rete altre numerose fonti a testimoniare quanto scrivo).
A chi non si sente troppo pronto per Borges ma è incuriosito dalla sua figura, o a chi vuole approfondirne gli aspetti più "umani" suggerisco caldamente: "Con Borges", di Alberto Manguel, edito da Adelphi. L'autore, allora sedicenne, fu uno dei fortunati scelti dallo scrittore (ormai quasi cieco) per leggere per lui. Questo libro rivela aspetti inaspettati di Borges, con discrezione, passione e ironia: un ottimo inizio per avvicinarsi ad uno dei più grandi scrittori di sempre!
 
Alla prossima smascherata! ;)
 

venerdì 13 maggio 2016

Se saprai starmi vicino non è affatto di Neruda

Diciamo che mi ero ripromessa post un attimino più ravvicinati nel tempo, ma meglio pochi che nulla.
Oggi sfatiamo un altro mito (che è tanto assurdo quanto difficile da estirpare, lo testimoniano pagine su pagine pseudoculturali in rete): Se saprai starmi vicino NON è, ça va sans dire, di Pablo Neruda.
Riporto il testo:

Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.
Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia...
Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

Anche in questo caso (ma povero Neruda! lui e G.G.Márquez sono, ahimè, i più bersagliati in termini di attribuzioni sbagliate, e ve lo dimostrerò) penso che nessuno che abbia letto due, ma dico due, righe del grandissimo poeta cileno possa anche solo pensare che queste siano opera sua.
Il testo è del 1991 (Neruda era morto da un po'), scritto un' "autrice" italianissima, Rosita Vicario, che lo specifica personalmente in un paio di blog, nonché su alcune pagine facebook, nei quali si definisce onorata per l'attribuzione.
Se non ci credete, leggete qui:
http://www.rositavicari.it/
Ora, dal basso del mio non essere nessuno in termini di letteratura, o critica della letteratura, se non un'assidua lettrice, penso che il paragone sia quanto di più lontano dal vero si potesse azzardare.
Non che un autore come Neruda non abbia potuto scrivere qualche massima stile "consigli dello zio" o "baci perugina in versione estesa". Magari l'ha anche fatto (personalmente non ne conosco, ma sto cercando di approfondirne lo studio per emettere il giusto verdetto), ma questi sembrano una via di mezzo fra i pensieri da scrivere sui libretti dei matrimoni e una libera interpretazione di uno stralcio del Profeta, di Kahlil Gibran.
Che, per la pena del contrappasso, mi sento di postare di seguito:

ON MARRIAGE
You were born together, and together you shall be forevermore.
You shall be together when the white wings of death scatter your days.
Ay, you shall be together even in the silent memory of God.
But let there be spaces in your togetherness,
And let the winds of the heavens dance between you.
Love one another, but make not a bond of love:
Let it rather be a moving sea between the shores of your souls.
Fill each other's cup but drink not from one cup.
Give one another of your bread but eat not from the same loaf
Sing and dance together and be joyous, but let each one of you be alone,
Even as the strings of a lute are alone though they quiver with the same music.
Give your hearts, but not into each other's keeping.
For only the hand of Life can contain your hearts.
And stand together yet not too near together:
For the pillars of the temple stand apart,
And the oak tree and the cypress grow not in each other's shadow.

MATRIMONIO
Insieme siete nati, e insieme sarete in eterno.
Voi sarete insieme anche quando le ali bianche della morte disperderanno i vostri giorni.
Sì, voi sarete insieme finanche nella silenziosa memoria di Dio.
Vi siano spazi però nella vostra unione,
così che i venti celesti possano danzare tra di voi.
Amatevi l'un l'altro, ma non rendete l'amore in schiavitù.
Sia piuttosto un mare che si muove tra le rive delle vostre anime.
Riempitevi l'un l'altro le coppe ma non bevete da una coppa soltanto.
Donatevi l'un l'altro il vostro pane ma non mangiate da un medesimo boccone.
Cantate e danzate insieme e siate lieti ma che ognuno di voi sia solo,
come le corde del liuto sono sole sebbene vibrino della medesima musica.
Donatevi il cuore senza però affidarvelo l'uno l'altro.
Poiché solo la mano della Vita può contenere i vostri cuori.
Restate l'uno accanto all'altro ma non troppo vicini:
poiché le colonne del tempio s'ergono separate tra di loro,
e la quercia e il cipresso non crescono l'una all’ombra dell'altro.

(Da "Il Profeta", Kahlil Gibran, 1923)

Non conosco a sufficienza Gibran per dare più di qualche nota biografica: nato a Bsharre, in Libano, nel 1883 e morto a New York nel 1931, scrisse, a partire dal 1918 (quindi anche questo testo) in lingua inglese.
Da piccola (molto piccola, penso alle medie) ho letto Il profeta (in italiano, n.d.r., ma penso lo rileggerò ora, con un'altra maturità e un inglese vagamente migliore) e onestamente non mi ha fatto impazzire.
E' un libro interessante, ma interessante come potrebbe esserlo un libro new age, o quei libri stile "consigli e massime sulla vita" che trovi in libreria nella sezione "Religione - Filosofia - Altro".
Tecnicamente parlando non so nemmeno se lo ascriverei al genere poesia.
Di suo, invece, mi sento di consigliare un altro scritto, di quelli che leggi d'un fiato e ti lasciano quel dispiacere per averlo finito, misto alla temporanea paralisi sul cosa iniziare a leggere dopo: si tratta delle lettere d'amore a Mavy Ziyadah.
Sarà che quando le ho lette ero giovane e innamorata, forse dovrei rileggerle ora per un'eventuale revisione al ribasso (non che non sia innamorata, ma un po’ meno giovane), ma, pur essendo uno dei pochi libri in forma epistolare che abbia letto (diciamo il secondo, l'altro sono "Le ultime lettere di Jacopo Ortis"), l'ho trovato davvero interessante.

Comunque niente a che vedere con Neruda, che resta nell'olimpo dei Poeti.